Stop ai revisori Mef nelle società
Via la norma sui revisori del Mef nelle società e per le criptovalute, aggravio di imposta rinviato al 2026 con un ritocco al 30% e non più aumento secco dal 26 al 42% come indicato nel disegno di legge di bilancio 2025 all’esame della commissione bilancio della camera.
I tecnici del ministero dell’economia starebbero trovato il punto di equilibrio per aggiustare il tiro su una norma che dal suo inserimento ha generato molte proteste negli operatori e negli esponenti politici.
Stop ai revisori del Mef nelle società. Nessun invio massivo di ispettori ministeriali nei collegi sindacali delle società ma un nuovo adempimento: le società avranno un prospetto ad hoc dove rendicontare l’utilizzo dei contributi pubblici. In questo modo si mantiene, come indicato dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti la finalità della norma di maggiore trasparenza senza però inviare ispettori ministeriali.
La misura molto contestata della presenza di revisori del ministero dell’economia nei collegi di società che ricevono contributi pubblici ha quindi il destino segnato, l’annuncio dell’abrogazione della misura arriva dal capogruppo di FI alla camera Paolo Barelli: «Le società che percepiscono un finanziamento pubblico hanno già dei revisori dei conti iscritti all’albo», per cui «non c’era nessuna necessità di aggiungere o appesantire con un revisore dei conti di Stato. Non c’è più quella ipotesi».
Criptovalute, dal 2026 tassa al 30%. Per quanto riguarda la misura sull’imposta delle criptovalute, ieri una nota congiunta di Giulio Centemero, deputato Lega, e Federico Freni, sottosegretario del ministero dell’economia e deputato Lega, ha anticipato l’intervento correttivo.
«Nessuna stangata sulle criptovalute grazie all’impegno e al lavoro della Lega: l’aumento della tassazione, previsto dalla manovra, sarà sensibilmente ridotto durante l’iter parlamentare. Fin dall’inizio abbiamo sostenuto la necessità di correggere la disposizione che aumenta, dal 26% al 42%, l’aliquota sulle plusvalenze e gli altri proventi realizzati con il rimborso o la cessione di Cripto-attività non inferiori a duemila euro», si legge nella nota, «un incremento così drastico della tassazione, infatti, rischia di incentivare il sommerso a discapito di un mercato in crescita e ricco di opportunità che oggi coinvolge 1,35 milioni di italiani. Basta pregiudizi sulle Cripto: il recente rafforzamento dei presidi antiriciclaggio attesta la volontà di garantire la massima trasparenza, oltre a tutelare chi investe. Grazie a un confronto costante con gli operatori del settore e le associazioni di categoria si è arrivati ad individuare una soluzione che tiene insieme le esigenze della regolamentazione con il sostegno attivo per la crescita e lo sviluppo di un mercato di indubbio valore. Meno tasse, più investimenti: la Lega c’è», concludono i due deputati.
L’intervento allo studio dunque congelerebbe l’aumento previsto già nel 2025 addolcendo l’aggravio di aliquota ponendo l’asticella al 30% ma per il 2026. Intanto ieri ulteriore giornata di incontri tra i quattro relatori della manovra, Silvana Comaroli, Ylenja Lucaselli, Mauro D’Attis, Saverio Romano e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e i tecnici del ministero dell’economia.
L’incontro serve a fare il punto dopo l’intesa in maggioranza raggiunta nel vertice di ieri sulle modifiche sulla legge di bilancio che dovrebbero essere formalizzate in emendamenti del governo e dei relatori. La scadenza al momento per presentare le modifiche in commissione Bilancio alla Camera è fissata per giovedì alle 12.