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Rialzo dei tassi d’interesse: gli effetti

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L’aumento dei tassi dello 0,25% deciso l’8 maggio 2023 dalla Bce ”è una decisione scriteriata che danneggerà le tasche di milioni di famiglie che si ritrovano sulle spalle un mutuo a tasso variabile”.

Finora la scia di rialzi dei tassi imposta dalla Bce non ha avuto l’effetto sperato sull’inflazione, che rimane in Italia a livelli elevatissimi specie sui beni più acquistati dalle famiglie come gli alimentari che registrano aumenti annui a due cifre. L’ennesimo aumento imposto dalla Bce avrà come conseguenza quello di impoverire chi ha acceso un mutuo a tasso variabile e chi si appresta oggi a stipulare finanziamenti con pagamenti a rate, rendendo i pagamenti dilazionati sempre più pesanti con conseguenze sul potere d’acquisto e sui consumi dei cittadini martoriati da rincari senza sosta in tutti i settori.

L’aumento dei tassi è indubbiamente necessario per controllare l’inflazione, ma questa mossa avrà le sue conseguenze su famiglie e imprese.

Le conseguenze – Quali saranno gli effetti? Bisogna aspettarsi un nuovo aumento del costo del denaro e dei tassi sui mutui. Ad oggi, 9 mutui su 10 sono a tasso fisso, quindi le conseguenze si vedranno su quel mutuo su dieci a tasso variabile, e in generale sui mutui di nuova emissione, anche a tasso fisso, che saranno emessi a tassi maggiori rispetto al passato. Mentre i finanziamenti a tasso fisso già in corso non subiranno alcuna conseguenza.

Il caso del tasso variabile – Per fare un esempio, dall’1 al 21 luglio 2022 l’Euribor (parametro che le banche utilizzano per decidere quale tasso applicare alle rate dei mutui a tasso variabile) a un mese si è mosso dal -0,51% al -0,26%, mentre il parametro a tre mesi si è spostato di 31 centesimi tornando in territorio positivo, allo +0,13%. Uno spostamento di 31 centesimi equivale a circa 22 euro in più nella rata del mutuo, il che significa 264 euro l’anno e circa 8.000 per una durata trentennale.

Crescita dello spread – Anche l’aumento dello spread (la differenza di rendimento tra due titoli, nel nostro caso tra i BTP italiani e i corrispondenti titoli di Stato tedeschi) potrebbe riverberarsi sui costi delle banche, che necessariamente li scaricherebbero sul consumatore finale sotto forma di maggiori costi dei prodotti finanziari.

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