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Reddito di cittadinanza, per la Corte dei Conti l’incremento di spesa “è motivo di preoccupazione”. In aumento le addizionali Irpef

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Se da un lato rappresenta “un rilevante cambiamento e un potenziale progresso nelle politiche di protezione sociale del nostro Paese”, il reddito di cittadinanza comporterà un incremento di spesa che “è motivo di preoccupazione per gli equilibri di bilancio di medio termine”: lo ha sottolineato la Corte dei Conti nel proprio Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, pubblicato ieri.

Per i giudici contabili, inoltre, l’efficacia della misura dovrà comunque essere “valutata soprattutto dalla capacità di contrastare l’esclusione sociale e di raggiungere la giusta platea di beneficiari”. Sotto questo profilo, nel documento si stima (anche sulla base della relazione tecnica al decreto istitutivo) che il sussidio interessi una platea potenziale di 1.335.000 famiglie, “numero che scende a 1.248.000 una volta esclusi i nuclei con capofamiglia straniero, non eleggibili”.

Tenuto conto della numerosità dei potenziali beneficiari, la Corte dei Conti ritiene che “le persone effettivamente raggiungibili dal trasferimento si commisurerebbero a poco più di 3,5 milioni”.

Il Rapporto afferma inoltre che il reddito di cittadinanza, configurandosi come strumento che intende rispondere sia ad esigenze di lotta alla povertà sia ad esigenze di stimolo dell’occupazione (politiche attive per il lavoro), porta in sé il teorico rischio di confondere due obiettivi che rispondono a logiche diverse e richiedono approcci diversi; in particolare, si sottolinea che “il concreto disegno della misura testimonia dello sforzo del legislatore, da un lato, di muoversi in continuità con le esperienze più recenti in tema di lotta all’esclusione, sulle quali si dispone di un bagaglio di esperienza e conoscenze da non disperdere, dall’altro, di investire significativamente sul fronte delle politiche attive per il lavoro – sulle quali il ritardo accumulato è notevole. Appare quindi a un tempo positiva e cruciale la distinzione, nell’ambito degli obiettivi complessivamente perseguiti, dei due percorsi”.

Dalla Relazione emerge inoltre l’incremento della pressione fiscale locale determinata dalla mancata riconferma, da parte dell’ultima Manovra finanziaria, del blocco di aumentare i tributi locali in vigore dal 2016. Sono già molti, infatti, i Comuni che hanno deliberato l’aumento dell’addizionale Irpef fino al raggiungimento dell’aliquota massima.

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