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Pugno duro sui reati fiscali

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Crescono nel 2023 gli arresti per reati tributari: 305 soggetti in manette per violazioni in materia di Iva ed imposte dirette.

Boom di controlli alle società “apri e chiudi” con 2260 proposte di chiusura della partita Iva.

In crollo invece i lavoratori in nero e irregolari scoperti che passano dalle oltre 31 mila unità del 2022 alle circa 28 mila del 2023.

Pressoché stabili invece le verifiche ed i controlli fiscali svolti nella scorsa annualità (54818 del 2023 contro le 55683 del 2022) e gli evasori totali scoperti (6053 nel 2023 rispetto ai 6270 del 2022)

Questi sono i numeri dei principali risultati conseguiti in materia di contrasto all’evasione nel 2023 dalla Guardia di Finanza e messi in evidenza nella relazione 2024 sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva pubblicata sul sito del Ministero dell’economia e delle Finanze (Mef) lo scorso 7 ottobre 2024.

I risultati delle fiamme gialle. Come riportato nel documento, la Guardia di Finanza nel 2023 ha eseguito 54.818 interventi e 13.941 indagini di polizia giudiziaria sequestrando beni per un valore complessivo di oltre 1,56 miliardi di euro per reati tributari e 4,81 miliardi di crediti d’imposta agevolativi in materia edilizia ed energetica inesistenti.

Rispetto alla precedente annualità (il 2022) risultano in lievissima crescita i soggetti denunciati per reati in materia di Iva e imposte dirette, (14635 contribuenti nel 2023 rispetto ai 14045 del 2022) e si incrementa il numero di coloro che sono finiti in manette.

Nel 2023 infatti gli arresti sono stati 305 rispetto ai 290 del 2022, dato che segna una inversione di tendenza considerato che il numero dei soggetti finiti in manette nel 2021 era ben più alto attestandosi a 411 contribuenti.

Sempre nel documento viene evidenziato che alle misura pocanzi citate ovvero verifiche e controlli fiscali si aggiunge tutta l’attività prevenzione e di sostegno alla compliance sviluppata dalle fiamme gialle attraverso l’esecuzione di interventi nei confronti di contribuenti rimasti “inerti” rispetto agli inviti all’adempimento spontaneo trasmessi dall’Agenzia delle entrate e a contrasto delle imprese “apri e chiudi”, funzionali alla sistematica violazione degli obblighi fiscali e contributivi.

Proprio su tale ultimo aspetto si focalizza l’attenzione sia dell’attività dell’agenzia delle entrate che quella della Guardia di Finanza.

Nel documento infatti viene indicato che le esperienza operative più recenti confermano che molti sistemi imprenditoriali illegali si basano sull’utilizzo strumentale di aziende “apri e chiudi” funzionali alla sistematica violazione degli obblighi fiscali e contributivi, all’importazione di merci contraffatte o insicure e al riciclaggio di capitali illeciti.

Il meccanismo in frode risulta piuttosto semplice e si sostanzia nell’utilizzo di ditte individuali, intestate a prestanomi, con un ciclo di vita estremamente breve, in genere non superiore a 3 anni, terminato il quale subentrano, senza soluzione di continuità, nuove imprese operanti nei medesimi luoghi e con le stesse attrezzature, con il determinante contributo di pseudoconsulenti che agevolano il perpetuarsi del meccanismo illecito

Nel corso del 2023, alla luce delle novità normative introdotte dalla legge di bilancio (art. 1, commi 148150, della legge 29 dicembre 2022, n. 197) per contrastare il fenomeno delle citate imprese “apri e chiudi”, è stata avviata una campagna ispettiva nei confronti delle partite Iva connotate da significativi alert di rischio.

Ai sensi del citato comma 148 infatti sono fissate specifiche analisi del rischio connesse al rilascio di nuove partite Iva, all’esito delle quali l’ufficio dell’Agenzia delle entrate può invitare il contribuente a comparire di persona presso il medesimo ufficio per consentire in ogni caso la verifica dell’effettivo esercizio dell’attività e per dimostrare, sulla base di documentazione idonea, l’assenza dei profili di rischio individuati.

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