L’evasione fiscale si è ridotta

Si riduce l’evasione. L’asticella del tax gap fiscale (i dati presi in esame sono quelli del 2021) e contributivo si ferma a 82,4 miliardi di euro, con una riduzione di 3,2 miliardi di euro rispetto al precedente anno. Il tax gap fiscale è a quota 72 miliardi, con una riduzione di quasi 2,8 miliardi di euro rispetto al 2020. Sono questi i risultati che si possono estrapolare dal rapporto sull’evasione e economia non osservata 2024 pubblicato ieri sul sito del ministero dell’economia.

La riduzione è da attribuire, principalmente alla diminuzione del gap Iva di circa 4,2 miliardi di euro (-19% rispetto al 2020) e del tax gap delle locazioni di 303 milioni di euro (-58% rispetto al 2020), compensato parzialmente da un incremento del gap Irpef per il reddito da lavoro autonomo e d’impresa di circa 1,5 miliardi di euro (+5% rispetto al 2020).

Il rapporto misura il cosidetto tax gap, la relazione fra le entrate complessivamente sottratte alla finanza pubblica a causa dell’evasione e il gettito potenziale.

L’Irpef, imposta più evasa

Sul podio dell’imposta più evasa resiste l’Irpef con risorse sottratte allo stato pari a 29,5 mld di euro, se si guarda agli autonomi, e 3,9 mld sul fronte dei dipendenti irregolari. La propensione all’evasione dell’Irpef degli autonomi è quella che resta più alta con un 66,8%.

Segue l’Iva con 17,8 mld e una propensione del 13,6% mentre l’Ires ha un’evasione di 7,9 mld a fronte di una propensione più alta del 18,8%. In questo andamento il caso “virtuoso” delle locazioni la cui evasione in deciso calo negli anni presi in esame dal rapporto arriva a 222 mln dell’anno analizzato con una percentuale del 2,9%.

Il decalage dell’evasione è raccontato dal rapporto prendendo in esame cinque anni di flessione. Nella media del quinquennio 2017-2021, per il quale si dispone di un quadro completo delle valutazioni, il gap complessivo risulta di circa 96 miliardi di euro, di cui 84,4 miliardi di mancate entrate tributarie e 11,6 miliardi di mancate entrate contributive. Nello stesso periodo si osserva una riduzione di circa un quarto del gap complessivo, per un ammontare di 26 miliardi di euro, quasi interamente dovuta alla riduzione del tax gap relativo alle entrate tributarie (24,6 miliardi di euro).

Oltre il 70% di questa riduzione, pari a circa 17,8 miliardi di euro, è dovuta alla riduzione del gap IVA; in termini percentuali, la maggiore riduzione si registra per il tax gap delle locazioni, che si riduce di quasi l’80%, mentre il gap Iva si è dimezzato.

Il rapporto snocciola quelli che considera i meriti a cui attribuire la tendenza alla diminuzione. Con un caveat: rispetto all’Europa, di cui l’Italia fa parte, il tax gap italiano riferito all’Iva, la sola imposta con cui poter fare comparazione omogenea e ufficiale, è rimasto significativamente al di sopra della media europea (con un tax gap relativo pari al 10,8% a fronte del 5,3% della media europea) ma, al tempo stesso, si è caratterizzato per la riduzione più pronunciata in ambito europeo nell’ultimo quinquennio (12,7 punti percentuali a fronte di una media europea pari a 5,6 punti percentuali).

Venendo dunque ai meriti si tratta anche se in via non esclusiva all’attività di prevenzione e contrasto dell’evasione, alla scelta di promuovere e rafforzare la propensione all’adempimento spontaneo, alla maggiore efficienza dei controlli mediante una migliore selezione ex ante delle posizioni da sottoporre ad accertamento. Non ultimo il miglioramento dell’efficacia delle strategie di controllo, favorite dall’utilizzo efficiente delle informazioni disponibili, che, si legge nel rapporto, “sarà ulteriormente rafforzato dal crescente utilizzo di tecniche basate su soluzioni di intelligenza artificiale”.