E-fattura, sarà obbligo in Ue
E-fattura europea obbligatoria dal 2035, con tutti gli Stati dell’Unione europea che dovranno adottare sistemi interoperabili per la gestione delle e-fatture, mentre già a partire dal 2030 sarà obbligatoria la rendicontazione digitale dell’Iva per le transazioni transfrontaliere.
È quanto deciso ieri dal Consiglio dell’Unione europea in sede Ecofin, che ha approvato il pacchetto di riforma dell’Iva nell’era digitale (ViDA) (si veda ItaliaOggi di ieri).
L’accordo comprende tre provvedimenti: una direttiva, un regolamento e un regolamento di attuazione, che insieme modernizzeranno tre diversi aspetti del sistema Iva. La direttiva e il regolamento richiedono una procedura legislativa speciale e l’unanimità tra gli Stati membri. Dopo un primo parere del Parlamento europeo, espresso il 22 novembre 2023, saranno ora necessarie ulteriori consultazioni a causa delle modifiche sostanziali apportate dal Consiglio alla direttiva.
Infine, il testo dovrà essere formalmente adottato nuovamente dal Consiglio e pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Ue prima di entrare in vigore.
La riforma è suddivisa in tre pilastri. Il primo riguarda la e-fattura con la digitalizzazione della rendicontazione Iva entro il 2030. Il secondo riguarda la responsabilità delle piattaforme online per il pagamento dell’Iva sugli affitti brevi e servizi di trasporto. Il terzo riguarda l’estensione dello sportello unico per l’Iva (One Stop Shop).
Rendicontazione digitale dell’Iva. Oggi, le imprese devono periodicamente inviare dichiarazioni riepilogative dei beni e servizi venduti ad altre imprese nell’UE, un processo che lascia margine per errori e frodi. Il Consiglio ha approvato un nuovo sistema di comunicazione digitale, basato su fatture elettroniche, che permetterà alle imprese di trasmettere automaticamente i dati delle transazioni transfrontaliere tra aziende (B2B) alle autorità fiscali.
Le amministrazioni fiscali nazionali condivideranno poi queste informazioni attraverso una piattaforma IT comune, rendendo più immediato rilevare attività sospette.
Iva per l’economia delle piattaforme. Chi fornisce servizi online di alloggio a breve termine, come Airbnb, o trasporto passeggeri, come Uber, non versa sempre l’Iva, soprattutto quando si tratta di piccoli operatori individuali. Con la riforma, le piattaforme digitali diventeranno responsabili della raccolta e del versamento dell’Iva quando i fornitori individuali non la riscuotono autonomamente.
Sportello unico per la registrazione Iva. Lo sportello unico per l’Iva permette già alle imprese di dichiarare e versare l’Iva per le vendite transfrontaliere ai consumatori dell’UE attraverso un’unica interfaccia. Le nuove norme ne estenderanno l’ambito anche alle vendite interne di beni, come energia elettrica e gas.
Inoltre, il Consiglio ha deciso di applicare in modo più esteso il meccanismo di “inversione contabile” (reverse charge), trasferendo la responsabilità del pagamento dell’Iva dall’operatore al cliente acquirente nei casi in cui il fornitore non sia stabilito nello Stato membro in cui è dovuta l’Iva. Questo meccanismo verrà utilizzato obbligatoriamente per garantire una riscossione dell’Iva più efficiente nelle transazioni internazionali.
Pur rifiutando di estendere il modello del “fornitore presunto” a tutte le merci vendute tramite piattaforme online, il Consiglio ha deciso di avviare una discussione sullo sportello unico per le importazioni nel contesto della revisione del Codice doganale dell’Unione. Il Consiglio ha anche deciso di non modificare le regole su opere d’arte e antichità.