Detraibili i costi relativi ad immobili di un terzo, non utilizzato nell’esercizio dell’impresa

In sede di verifica dell’inerenza di un determinato costo ai fini Iva, non è richiesto necessariamente un “nesso diretto e immediato” con una o più operazioni imponibili, essendo ammissibile anche che lo stesso rientri tra le “spese generali” del soggetto passivo e sia quindi un elemento costitutivo del prezzo dei beni e servizi forniti. Pertanto si ritiene che:

1. l’onere sostenuto debba presentare un nesso immediato e diretto con il “complesso delle attività economiche del soggetto passivo” (in tal senso si segnala la sentenza della Corte di Giustizia Ue 14 settembre 2017, causa C-132/16);
2. la detrazione sia ammessa anche per acquisti di beni e servizi utili o funzionali all’impresa e quindi causalmente indotti dall’attività economica svolta;
3. in concreto, rilevi l’utilità del bene/servizio acquistato (anche in chiave prospettica) per la creazione di valore aggiunto da parte dell’operatore economico.

È sulla scorta di tali premesse che l’Agenzia delle Entrate ha ammesso il diritto alla detrazione Iva anche in relazione al costo sostenuto per servizi realizzati su un immobile di proprietà di soggetti terzi, non ordinariamente utilizzato nell’esercizio dell’impresa (Risposta all’istanza di interpello 26 marzo 2021, n. 219 ).

A tal fine si richiamano taluni principi espressi dalla Corte di Giustizia Ue, secondo la quale:

1. il diritto alla detrazione non può essere negato “a condizione, tuttavia, che il vantaggio che il terzo trae da tale prestazione di servizi sia accessorio rispetto alle esigenze del soggetto passivo”;
2. “Sarebbe (…) contrario al principio di neutralità dell’IVA, (…), far gravare su un soggetto passivo l’IVA relativa a spese compiute ai fini delle sue operazioni soggette ad imposta per il solo motivo che un terzo ne trae un vantaggio accessorio”;
3. “per poter essere qualificato come accessorio, il vantaggio di cui beneficia il terzo deve derivare da una prestazione di servizi effettuata nell’interesse proprio del soggetto passivo” (sentenza 1° ottobre 2020, causa C-405/19).