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Controlli IA solo con dati fiscali

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L’Intelligenza artificiale dell’Agenzia delle entrate è nutrita esclusivamente a pane e fisco o meglio solo con informazioni fiscalmente rilevanti (non dati ad esempio legati all’etnia o allo stato di nascita del contribuente). Mentre sono partiti gli atti di accertamento conseguenza dei controlli pseudonimizzati (Anonimometro).

Ma esiste anche un diritto all’oblio fiscale: le informazioni custodite nei server di Agenzia delle entrate sono distrutte dopo il tempo previsto dalla legge, «non c’è» rassicura il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini, «nessun album dei ricordi». Infine sono 1.930 i funzionari di altre pubbliche amministrazioni che possono accedere all’archivio dei rapporti finanziari.

Sono questi alcuni degli elementi emersi ieri dall’audizione in commissione anagrafe vigilanza tributaria del direttore dell’Agenzia delle entrate nell’ambito dell’ «Indagine conoscitiva sulla sicurezza delle banche dati dell’anagrafe tributaria e tutela della riservatezza dei dati dei contribuenti». L’indagine, come anticipato, informalmente, ieri dal presidente della commissione Maurizio Casasco (FI) amplierà il proprio ambito anche al contrasto all’evasione fiscale.

Venendo ai numerosi temi toccati dal numero uno dell’Agenzia delle entrate, quest’ultimo ha voluto rassicurare su un utilizzo non da grande fratello della mole di informazioni costantemente aggiornate presenti nelle banche dati custodite da Sogei per conto dell’Agenzia: «Le banche dati dell’Agenzia delle Entrate non sono un Grande fratello. Sono molto complete ma non restituiscono una completa informazione di tutto quello che accade nel Paese».

Il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha aggiunto che bisogna avere «la possibilità di agire su quello che sfugge. Tutto quello che è stato che fatto in questi anni ha consentito un abbassamento dell’evasione fiscale, così come è aumentata la capacità di recupero. Ma rimane una zona grigia che evidentemente non è inserita nelle banche dati», facendo l’esempio del contante e dei conti esteri in paesi che non hanno lo scambio di informazioni.

Sempre sul tema dell’intelligenza artificiale Ruffini ha ricordato che l’addestramento dell’algoritmo avviene solo con informazioni fiscalmente rilevanti. Lo strumento predittivo poi è affidato a una super task force: una sola articolazione organizzativa ha l’accesso ai software che permettono l’implementazione di algoritmi predittivi. Il personale addetto a tali ultime attività è in possesso di una particolare qualificazione professionale in ambito ingegneristico, econometrico, statistico, fisico, così da assicurare sempre un elevato livello qualitativo delle elaborazioni.

Il direttore ha poi fatto chiarezza su chi ha il diritto di accedere alle informazioni presenti nelle banche dati con le informazioni sensibili dei contribuenti. Oltre alla Guardia di finanza, anche altri enti della fiscalità (Dipartimento delle finanze, Agenzia delle dogane e dei monopoli, Agenzia del demanio) accedono ad alcune applicazioni interne dell’Agenzia rivolte ai propri dipendenti tra cui, principalmente, Serpico.

I meccanismi di autenticazione degli utenti sono propri di ciascun ente, così come le politiche di gestione del ciclo di vita dell’utenza. Ma più in particolare ha svelato chi delle altre amministrazione ha le chiavi di accesso all’archivio dei rapporti finanziari: Dipartimento per la Pubblica Sicurezza – Ministero dell’Interno, DIA, Ministero della Giustizia (Procure e UNEP), Consob, Unità d’informazione finanziaria per l’Italia, Agenzia delle entrate-Riscossione, per queste amministrazioni sono autorizzati 1.930 utenti.

Ruffini, infine, non ha mancato di lamentare la carenza di organico dell’Agenzia: «A fronte dell’evasione fiscale accertata e iscritta a ruolo, la capacità di incasso non supera il 20% e questo non per incapacità e inefficienza, ma per strumenti che devono essere affinati e per una dotazione di personale che deve essere integrata con sempre maggiori risorse».

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