Bancarotta fraudolenta, pene accessorie all’esame della Corte Costituzionale
Sarà posta all’esame della Consulta il prossimo 25 settembre la questione di legittimità costituzionale degli artt. 216, ultimo comma, e 223 , ultimo comma, della legge fallimentare (R.D. 16 marzo 1942, n. 267). Secondo i giudici rimettenti (Corte di Cassazione), è dubbia la previsione secondo la quale, alla condanna per uno dei fatti di bancarotta fraudolenta, conseguono obbligatoriamente – per la durata di 10 anni – le pene accessorie dell’inabilitazione all’esercizio di una impresa commerciale e dell’incapacità a esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa. …
La questione è stata posta con riferimento agli articoli 3, 4, 27, 41 e 117, comma 1, della Costituzione, all’art. 8 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo nonché all’art. 1 del Protocollo addizionale della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Una questione analoga era già stata sollevata dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 52613/2017: per i giudici di legittimità, in particolare, il punto di contrasto con la Carta Costituzionale risiederebbe nella parte della norma che non adegua la pena accessoria alle responsabilità individuali, come accertate dalla sentenza di condanna: ne risulterebbero violati quindi i principi di eguaglianza, colpevolezza e proporzionalità.