Antiriciclaggio, tra i fattori di rischio anche la prestazione instaurata in “circostanze anomale”
Assirevi ha pubblicato il Documento di Ricerca n. 237/2020, contenente chiarimenti in merito agli adempimenti prescritti dalla normativa antiriciclaggio in capo alle società di revisione contabile aventi incarichi di revisione su enti di interesse pubblico e su enti sottoposti a regime intermedio.
Il documento – che aggiorna il Documento di Ricerca n. 225, del febbraio 2019 – è aggiornato al 9 luglio 2020.
Per quanto riguarda in particolare gli obblighi di adeguata verifica della clientela, si sottolinea che le società di revisione sono tenute ad adottare un approccio basato sul rischio; di conseguenza, occorre adottare misure, modalità e procedure commisurate ai rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo associati alla clientela, sulla base delle caratteristiche della stessa e delle specificità dell’attività professionale prestata.
In altre parole: nell’adempimento degli obblighi di adeguata verifica della clientela la valutazione del rischio di riciclaggio costituisce il parametro di riferimento per la commisurazione degli obblighi.
Si considerano fattori di rischio elevato relativi al cliente e al titolare effettivo, ad esempio:
- le prestazioni professionali instaurate o eseguite in “circostanze anomale”;
- gli indici reputazionali negativi relativi al cliente e/o al titolare effettivo (come ad esempio la sussistenza di procedimenti penali, per danni erariali, per responsabilità amministrativa ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001), nonché a soggetti notoriamente legati al cliente e/o al titolare effettivo in virtù di rapporti familiari o d’affari;
- le strutture qualificabili come veicoli per interposizione patrimoniale quali trust, società fiduciarie e fondazioni;
- le società che hanno emesso azioni al portatore o siano partecipate da fiduciari;
- le attività economiche caratterizzate da un elevato utilizzo di contante (ad esempio, compro-oro, cambiovalute, gioco e scommesse, commercio al dettaglio);
- le attività economiche riconducibili a settori particolarmente esposti al rischio di corruzione (ad esempio, appalti pubblici, sanità, edilizia, difesa, raccolta e smaltimento di rifiuti).