Le fondazioni possono detenere partecipazioni in società purché tale gestione sia “statica”
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La detenzione di partecipazioni da parte di una fondazione, se limitata a una mera gestione “statica”, non muta la natura non commerciale dell’attività dall’ente medesimo: lo ha confermato l’Agenzia delle Entrate con la Risposta all’istanza di interpello 19 ottobre 2020, n. 481. Il documento precisa inoltre, in linea generale, quanto segue:
- un ente non commerciale può detenere una partecipazione, anche totalitaria, in società di capitali, a condizione che tale detenzione venga gestita con modalità operative e gestionali diverse da quelle tipiche dell’attività commerciale. In altri termini – spiega l’Agenzia – il ruolo effettivamente svolto dall’ente non commerciale deve sostanziarsi in una gestione statico-conservativa delle partecipazioni, in cui l’impiego delle risorse patrimoniali dev’essere finalizzato alla percezione di utili da destinare al raggiungimento degli scopi istituzionali. In quest’ultimo caso la detenzione di partecipazioni, acquisite anche tramite donazione, non configura l’esercizio di attività d’impresa ed i dividendi percepiti costituiscono redditi di capitale;
- diversamente, nell’ipotesi in cui la detenzione di partecipazioni societarie venga effettuata nell’ambito di un’attività gestita con i connotati tipici dell’attività commerciale (professionalità, sistematicità e abitualità), la stessa produrrà reddito d’impresa. In tal caso, quindi, occorrerà verificare in concreto la prevalenza o meno dell’attività commerciale rispetto all’attività istituzionale;
- tuttavia, la circostanza per cui i membri del consiglio di amministrazione della fondazione siano in parte gli stessi soggetti che, a vario titolo, figurano nel consiglio di amministrazione delle società partecipate dalla stessa fondazione, con la possibilità di condizionare gli indirizzi strategici e gestionali delle medesime società, per il Fisco sono “indici di una possibile attività di gestione operativa delle partecipate e non di un’attività volta alla mera percezione dei dividendi”.
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