A due settimane dal debutto della fattura elettronica, si deve constatare che “sono innumerevoli i disagi che continuano a gravare su professionisti e imprese, a causa dei disservizi sia della piattaforma pubblica sia di quelle private”: lo ha ribadito l’Associazione Nazionale Commercialisti (Anc) attraverso un comunicato stampa diffuso ieri.
Lo scorso 15 gennaio, l’Agenzia delle Entrate aveva fornito un primo bilancio: 34 milioni di fatture elettroniche trasmesse da oltre 600mila operatori, con una percentuale di scarto del 5,6 per cento: ma leggendo con attenzione questi dati – ha ammonito il presidente dell’Anc, Marco Cuchel – “si delinea un trend che, a nostro giudizio, dovrebbe indurre forse a valutazioni più caute, evitando eccessivi entusiasmi”.
Infatti, “Il dato medio di 0,5 fatture al giorno per singolo contribuente è a nostro avviso allarmante, la prova che non sono pochi i soggetti economici, multinazionali comprese, che decidono di non emettere fattura, vuoi perché non ancora adeguatamente attrezzati, vuoi perché non intenzionati a rispettare l’obbligo a fronte degli adempimenti imposti dalle nuove procedure”.
Anche Unagraco (Unione Nazionale Commercialisti ed Esperti Contabili), in un comunicato stampa diffuso ieri, ha dichiarato: “Restiamo sconcertati per le recenti uscite su testate giornalistiche del Ministro Tria quando dichiara ‘Nessun problema, nessuna anomalia, nessun costo per le imprese’. Siamo a dir poco mortificati e indignati, perché passare per bugiardi o inadeguati comporta una inevitabile guerra verbale che non è solo di concetti o ideali, ma di sostanza e concretezza per il futuro del lavoro professionale”.
Nel comunicato si sottolinea inoltre che l’Unione avrebbe invece “gradito che il Ministro difendesse le posizioni dei commercialisti e delle imprese, perché ha una precisa veste istituzionale a garanzia di tutti i cittadini, invece che nascondersi dietro il dito delle inevitabili inadeguatezze dell’Agenzia delle Entrate e della Sogei”.
Nell’attuale contesto – sostiene Unagraco – si rende necessario, “senza alcun ulteriore differimento, un intervento in favore della nostra categoria, pertanto a favore di tutti gli studi professionali per colmare le nostre giuste incapacità tecnico-informatiche, nonché per adeguare le nostre strutture con ogni genere di investimento necessario: dalla formazione del personale, dei collaboratori e dei clienti agli investimenti e aggiornamenti costanti di hardware e software”.
In dettaglio, si avanzano le seguenti richieste:
- il Consiglio Nazionale e i Sindacati nazionali di categoria, siano più presenti “in ogni luogo politico in cui il nostro sapere sia fonte di cultura, progresso e futuro”;
- il Mef riconosca un credito d’imposta a favore dei commercialisti, a fronte degli investimenti necessari per fornire i servizi previsti dalla legge (ad esempio, per l’adeguamento, l’acquisto e l’aggiornamento di software di elaborazione, controllo e gestione degli invii telematici, nonché per l’acquisto di tecnologie informatiche).