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Incentivo all’esodo imponibile alla stregua del reddito da lavoro dipendente

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Secondo la giurisprudenza di legittimità, le somme corrisposte dal datore di lavoro, in aggiunta alle spettanze di fine rapporto, come incentivo alle dimissioni anticipate del dipendente costituiscono reddito imponibile da lavoro dipendente: si tratta infatti di un importo erogato al fine di sollecitare e remunerare, mediante controprestazione in senso proprio, il consenso del lavoratore alla risoluzione anticipata del rapporto (in tal senso si segnalano le pronunce della Corte di Cassazione 27 giugno 2007, n. 14821, 24 luglio 2013, n. 17986 e 4 giugno 2014 n. 12485).

Ai sensi dell’art. 51, comma 1, del Tuir, infatti, il reddito di lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro.

Di conseguenza, la base imponibile non è rappresentata unicamente dal corrispettivo della prestazione lavorativa, ma da ogni erogazione che derivi o che sia comunque occasionata dal rapporto di lavoro dipendente (così si è espressa anche Cass. 15 luglio 2009, n. 16489).

In altre parole: la tassazione del reddito di lavoro dipendente è operata in base a un criterio di “generalità”, informato alla riconduzione a tale categoria reddituale di tutti i proventi che il lavoratore percepisce nel periodo d’imposta, compresi i beni e i servizi in natura, in relazione al rapporto di lavoro.

Ciò comporta la classificazione fiscale come redditi di lavoro dipendente anche per gli elementi reddituali che non provengono dal datore di lavoro.

I principi che precedono sono stati ora ribaditi dalla quinta sezione tributaria della Suprema Corte con l’ordinanza 28 novembre 2018, n. 33628, depositata lo scorso 28 dicembre.

Si ricorda infine che gli aspetti problematici dell’articolo in esame – che non ha subito modificazioni rispetto all’art. 48 del Tuir ante-riforma Ires – sono stati oggetto di interpretazione ufficiale nella Circolare del Ministero delle Finanze 23 dicembre 1997, n. 326/E.

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