Il concordato concede il bis Arriva la riapertura secca dei termini fino al 12 dicembre
Un mese esatto per la riapertura del concordato preventivo biennale. Fino al 12 dicembre, chi ha presentato la dichiarazione dei redditi, entro il 31 ottobre, e si era collocato nel girone degli indecisi, potrà maturare una propria decisione e ri inviare una dichiarazione di adesione.
Oggi il consiglio dei ministri approverà il decreto legge sulla riapertura dei termini del concordato preventivo biennale. La data in cui la finestra sarà chiusa nuovamente è quella del 12 dicembre.
Il decreto avrà sorte segnata: possibile che confluirà come emendamento alla legge di conversione del decreto fiscale all’esame della commissione bilancio del senato.
In tal senso la conferma arriva dal relatore al provvedimento Dario Damiani che ieri ha giocato di anticipo sulle intenzioni del governo: «Noi di Forza Italia siamo sempre stati convinti che per ottenere un sistema fiscale equo e giusto per i cittadini sia indispensabile favorire un rapporto collaborativo tra fisco e contribuente, basato su trasparenza e fiducia reciproca. Uno strumento come il concordato preventivo biennale va in questa direzione. Per questo è indispensabile consentire a quanti più soggetti interessati possibile di cogliere questa opportunità.
Abbiamo lavorato con i nostri alleati in questa direzione, convinti che la soluzione più efficace sia quella di un decreto legge, immediatamente esecutivo. La prima fase ha dato in poco tempo un buon risultato, adesso possiamo proseguire con una seconda fase». Il concordato, secondo quanto dichiarato dal viceministro Maurizio Leo, nella sua prima edizione chiusa al 31 ottobre, ha convinto, su 2,7 mln di soggetti Isa, il 15%, poco più di 500 mila contribuenti. Poco oltre le 100 mila adesioni quelle dei forfettari per cui il concordato ha validità solo di un anno.
Intanto ieri il presidente del consiglio Giorgia Meloni illustrando la manovra ai sindacati sul versante del concordato ha ribadito che: «In materia di imposte viene reso strutturale il passaggio da quattro a tre aliquote Irpef, con l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito. È intenzione del Governo intervenire anche sullo scaglione di reddito successivo, ma questo dipenderà dalle risorse che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo».
Ha poi ricordato che il riordino del sistema delle spese fiscali non graverà sui redditi medio-bassi proprio perché il meccanismo scatta per i redditi oltre a 75mila euro annui. Per i redditi superiori, invece, ha spiegato Meloni, «si salvaguardano le spese sanitarie e si introduce una soglia massima di spesa, sulla quale è possibile applicare le detrazioni. Questa soglia varia a seconda del numero dei figli a carico, introducendo così di fatto un meccanismo di quoziente famigliare».
Un passaggio infine sulle entrate fiscali come voci di copertura alla manovra 2025: «la riforma fiscale che stiamo progressivamente attuando, improntata sul necessario riequilibrio del rapporto tra Stato e cittadini di cui molte volte abbiamo parlato e che, come detto, ha iniziato a dare i primi effetti: registriamo da una parte un incremento record delle entrate tributarie e dall’altra un incremento record delle somme recuperate all’evasione fiscale».