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La riforma fiscale chiude a 14

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Cala il sipario sul primo atto della riforma fiscale, quella che porta al traguardo 14 decreti attuativi, 10 approvati definitivamente e altri 4 in fase di esame dalle commissioni parlamentare. E’ il primo atto. Ed è a costo zero.

Sul secondo atto, quello della riforma onerosa, ieri il viceministro Maurizio Leo, traghettatore del fisco riformato, non si è sbilanciato ma, come si ripete nei corridoi di via Venti Settembre, sede del ministero dell’economia, bisogna mettersi a tavolino, con le risorse a disposizione, per capire cosa fare e da dove partire.

Le riforme che hanno un costo

In cima alla lista delle riforme onerose c’è la riforma dell’Iva. Il viceministro ha le idee chiare di come dovrebbe essere la nuova Iva, aliquote rimodulate guardando anche alla soglia zero, ma la riforma Iva dovrà attendere le risorse e il vaglio della commissione europea, dunque al termine del consiglio dei ministri, in conferenza stampa, la riforma dell’Iva è stata declassata a intervento di semplificazione delle oltre 600 disposizioni presenti nei testi unici in preparazione.

Per quanto riguarda l’Iva, sono previste ”una serie di misure, aliquote e rivisitazione dei meccanismi di detrazione. Per fare questo è necessario trovare delle risorse adeguate”, ha spiegato Leo. ”Noi ora abbiamo in cantiere i testi unici, tra cui il testo unico Iva. Questo, penso, in attesa di reperire le risorse per fare interventi su aliquote, detrazioni pro rata e gli altri aspetti, per poter già avviare un meccanismo di semplificazione e razionalizzazione della materia”.

Le indicazioni dell’atto di indirizzo

Ma non solo, a fine 2023, l’atto di indirizzo di politica fiscale individuava le voci dell’attuazione della riforma. 13 voci di cui, scorrendo l’elenco, ne risultano depennate sette, includendo anche la riforma delle aliquote Irpef che dovrà essere rifinanziata e che nelle indicazioni affidate agli uffici puntava alla revisione degli scaglioni (verso un’aliquota unica) e al riordino delle deduzioni/detrazioni e dei crediti d’imposta.

Anche quest’ultimo aspetto è ancora da definire. Per il resto mancano da attuare oltre la riforma dell’Iva, la riforma della tassazione dei redditi finanziari, volta a superare la distinzione tra redditi di capitale e diversi; l’ introduzione, nell’ambito della revisione della tassazione sul reddito d’impresa, di un regime opzionale di tassazione per i soggetti in contabilità ordinaria volto a garantire la neutralità tra i diversi sistemi di tassazione, assoggettando il prelievo sui redditi delle persone fisiche a un’imposta ad aliquota proporzionale uniformata a quella dell’Ires; la revisione della disciplina della deducibilità degli interessi passivi anche attraverso l’introduzione di apposite franchigie, fermo restando il contrasto dell’erosione della base imponibile realizzata dai gruppi societari transnazionali; la razionalizzazione della disciplina tributaria delle operazioni straordinarie e la revisione del regime delle perdite, nel consolidato ovvero nell’ambito di operazioni di riorganizzazione aziendale; la revisione del sistema tributario anche con riferimento ai tributi regionali e locali. In particolare, verranno definite, per le materie di competenza, le modifiche al decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, in materia di federalismo regionale.

Mentre, come ha ricordato ieri il viceministro Leo sono stati approvati 10 decreti legislativi in via definitiva, l’ultimo dei quali quello della riforma della riscossione, e quattro decreti legislativi pronti all’esame delle commissioni parlamentari. Si tratta del decreto di riforma delle dogane, di riforma di Ires e Irpef con il bonus befana, il decreto legislativo che sistematizza successioni, donazioni e trust e infine il primo correttivo della riforma. Il piano è di chiuderli prima della pausa estiva.

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