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Sopravvenienze da accordo di ristrutturazione. Detassazione esclusa in ipotesi di rettifica

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Le maggiori sopravvenienze attive realizzate a seguito della rettifica di un accordo di ristrutturazione dei debiti ex art. 182-­bis del R.D. n. 267/1942 omologato e per il quale il relativo giudizio di omologa non sia stato rinnovato, non sono riconducibili alla previsione di detassazione di cui all’art. 88, comma 4­-ter, del D.P.R. n. 917/1986 e, di conseguenza, concorrono interamente alla formazione della base imponibile IRES ai sensi dell’art. 88 del TUIR.

L’Agenzia delle entrate si è espressa in tal senso con la risposta a interpello n. 49/2024 .

La questione verte sull’applicabilità dell’art. 88, comma 4-­ter, secondo periodo, del TUIR, il quale prevede un regime di detassazione delle sopravvenienze attive derivanti dallo stralcio dei debiti in esecuzione ­ tra l’altro ­ di un accordo di ristrutturazione dei debiti omologato, allo scopo di non aggravare lo stato di crisi e di consentire più agevolmente il ritorno in bonis dell’imprenditore.

Il beneficio fiscale è, tuttavia, limitato alla quota di sopravvenienza attiva che residua dopo aver scomputato le perdite di periodo e quelle pregresse, senza considerare, per queste ultime, il limite dell’ottanta per cento, la deduzione ACE e la (eventuale) eccedenza riportabile, nonché gli interessi passivi e oneri assimilati (risposta ad istanza di interpello n. 183/2023).

Per quanto riguarda i presupposti della detassazione in parola, nella risposta ad istanza di interpello n. 414/2019 è stato evidenziato che ”la riduzione dei debiti dell’impresa, avvenuta in conseguenza della cessione dell’immobile prevista dall’accordo di ristrutturazione originariamente omologato, anche se in data successiva alla scadenza dello stesso, ma in vigenza dell’Accordo di estensione della sua efficacia (proroga registrata, ma non nuovamente omologata), è riconducibile alla previsione di cui all’articolo 88, comma 4-­ter, del TUIR (sempre che ricorrano tutti gli ulteriori requisiti e nei limiti di quanto ivi disciplinato)”, posto che nella fattispecie oggetto della risposta ”nella sostanza, ripropone sostanzialmente i medesimi effetti in termini di esdebitamento dei creditori seppur in un periodo successivo a quello al termine di efficacia dell’originario accordo di ristrutturazione” .

Tuttavia, a differenza di quanto contenuto nella risposta ad interpello n. 414 sopra richiamata, nel caso qui in esame emerge che la prospettata revisione dell’Accordo (omologato) non determina una riproposizione dei suoi effetti ”in termini di esdebitamento dei creditori seppur in un periodo successivo a quello al termine di efficacia dell’originario accordo di ristrutturazione”, ma produce, di fatto, una diversa quantificazione di tale esdebitamento rispetto a quella prevista nell’originaria formulazione dell’Accordo (omologato).

Il citato comma 4­-ter stabilisce che, proprio a partire dal momento dell’emissione del provvedimento di omologa dell’accordo di ristrutturazione e nell’ambito delle sopravvenienze attive direttamente derivanti dall’attuazione dell’accordo (omologato), il contribuente potrà beneficiare del relativo regime di detassazione ivi previsto, senza che a tal proposito assumano rilevanza eventuali ulteriori sopravvenienze attive che esulano dall’originario accordo omologato (risposta a istanza di interpello n. 212/2020).

Pertanto, le maggiori sopravvenienze attive realizzate a seguito della revisione di un accordo di ristrutturazione dei debiti ex art. 182-­bis omologato e per il quale il relativo giudizio di omologa non sia stato rinnovato, non sono riconducibili alla previsione di cui all’art. 88, comma 4-­ter, del TUIR e, di conseguenza, concorrono interamente alla formazione della base imponibile IRES ai sensi dell’art. 88 del TUIR.

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