Legge di Bilancio: Banca d’Italia boccia nuovo tetto al contante e flat tax incrementale
Banca d’Italia boccia gli interventi sui pagamenti in contanti e flat tax incrementale. Fabrizio Balassone, Capo del Servizio Struttura economica della Banca d’Italia, ha tenuto l’audizione preliminare all’esame della manovra economica davanti alle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato ponendo in evidenza quelle che, a parere dell’istituto, rappresentano le criticità della prossima Legge di Bilancio.
Secondo l’istituto, le misure in merito al contante e all’utilizzo del Pos “vanno nella direzione di agevolare l’uso del contante, a livello europeo”, mentre in alcuni paesi (tra cui la Germania) non è prevista alcuna soglia massima, in altri sono previsti tetti inferiori a quello indicato nel disegno di legge (500 euro in Grecia, 1.000 in Francia e in Spagna, 3.000 in Belgio).
Negli ultimi anni, spiega Balassone, sono emersi studi che suggeriscono che soglie più alte favoriscono l’economia sommersa; c’è inoltre evidenza che l’uso dei pagamenti elettronici ridurrebbe l’evasione fiscale.
La definizione di efficaci sanzioni amministrative in caso di rifiuto dei fornitori privati di accettare pagamenti elettronici era inclusa tra i traguardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza relativi al primo semestre di quest’anno. Anche le Raccomandazioni specifiche per l’Italia formulate dalla UE nell’ambito del semestre europeo muovono da tale presupposto suggerendo all’Italia di “contrastare l’evasione fiscale, in particolare nella forma dell’omessa fatturazione, tra l’altro potenziando i pagamenti elettronici”.
Venendo alla flat tax incrementale si precisa invece che l’ampliamento della platea dei contribuenti che accedono ad un regime forfetario restringe ulteriormente l’ambito di applicazione della progressività nel nostro sistema di imposizione personale sui redditi, che come noto è garantita dall’IRPEF. Come già evidenziato dall’istituto, infatti, la sussistenza di regimi fiscali eccessivamente differenziati tra differenti tipologie di lavoratori pone anche un rilevante tema di equità orizzontale, con il rischio di trattare in modo ingiustificatamente dissimile individui con la stessa capacità contributiva.
Inoltre, in un periodo di inflazione elevata la coesistenza di un regime a tassa piatta, come quello forfetario, e di un regime soggetto alla progressività, come quello dell’IRPEF, comporta un’ulteriore penalizzazione per i redditi sottoposti a quest’ultimo in quanto gli eventuali adeguamenti delle retribuzioni alla maggiore inflazione comporteranno una quota più ampia di reddito assoggettata ad aliquota marginale più elevata (il cosiddetto drenaggio fiscale), cui invece i contribuenti del regime forfetario non sono sottoposti.